Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa rappresentano le cosiddette economie emergenti raccolte nella sigla BRICS.
Con una popolazione che arriva al 42% di quella mondiale, le statistiche descrivono le impressionanti dimensioni di crescita di questi Paesi che, in alcuni settori industriali, hanno superato l’Occidente e hanno raggiunto anche gli Stati Uniti pur con il rallentamento di alcune economie primarie, come quella del Brasile, della Russia (a causa del prolungamento delle sanzioni) e pur con il crollo della Borsa in Cina che continua a mantenere un ruolo da leader anche all’interno dei BRICS, seguita dall’India.
Le previsioni secondo le quali le economie Cinesi e Indiane avrebbero superato quella Statunitense nel 2040 sono state anticipate al 2020.
È importante evidenziare come questi cinque Paesi abbiano recentemente deciso di dare una forma economica istituzionale alla sigla BRICS, con la firma di un’intesa di cooperazione economica siglata il 15 luglio 2015, che prevede la creazione di una Banca per lo Sviluppo (corrispondente al Fondo Monetario), la creazione di un Fondo Salva-Stati ed il lancio di nuovi piani di cooperazione industriale, tecnologica e finanziaria.
Questi schemi, che ricalcano quelli dell’Unione Europea, si pongono dunque in maniera ufficiale e competitiva nei confronti degli Stati Occidentali.
E’ inoltre interessante notare che le previsioni di elevati tassi di crescita economica nell’Asia emergente costituiscono per gli investitori un’attrattiva fondamentale.
Cina, India, Indonesia, Malesia, Filippine, Thailandia, Vietnam (ma anche Corea del Sud e Turchia) hanno avviato riforme significative che mirano alla crescita economica ed a incoraggiare l’imprenditorialità.
In questi Paesi si sta anche cercando di ri-bilanciare l’attività economica abbandonando i modelli orientati alle esportazioni per concentrarsi maggiormente sulla domanda dei consumatori.
Dato che il peso di questi Paesi nel PIL globale continua ad aumentare, e alla luce dei nuovi interessanti scenari di opportunità legate alle importazioni da parte di questi Paesi, è certamente importante tutelare localmente le privative di proprietà intellettuale, anche beneficiando del fatto che buona parte dei Paesi menzionati (Cina, India, Russia, Corea del Sud, Filippine, Vietnam e Turchia) sono membri della Convenzione di Madrid per la registrazione internazionale dei marchi, nonchè del Trattato di Cooperazione sui Brevetti (PCT) per il deposito di domande di brevetto internazionali, che costituisce almeno inizialmente un vantaggio per i Titolari, sia dal punto di vista economico che dell’unitarietà della tutela.