Giappone ed Europa hanno appena annunciato in una dichiarazione congiunta la finalizzazione del negoziato per un accordo di libero scambio, il Free Trade Agreement (FTA), che sarà firmato ufficialmente entro la prossima estate ed entrerà in vigore agli inizi del 2019.
L’accordo, che prevede l’abolizione di numerosi dazi doganali tra Giappone ed UE, è stato ritenuto di estrema importanza e foriero di significativi benefici per le economie di entrambe le parti contraenti ed anche, per quel che ci riguarda, per l’export dei prodotti europei e quindi italiani in Giappone.
Ma, c’è un ma ed a farne le spese potrebbero essere ancora una volta le aziende italiane, poiché, tra i numerosi prodotti per i quali è previsto l’azzeramento graduale dei dazi doganali, sono contemplati anche i nostri formaggi ed, in particolare, i formaggi italiani di qualità, famosi in tutto il mondo e molto apprezzati anche nel paese del Sol Levante.
Infatti, per quanto riguarda i formaggi con nome composto (come le nostre più famose Dop, quali il Grana Padano, il Pecorino Toscano o Romano o il Provolone Valpadana), le relative denominazioni saranno protette nel mercato nipponico soltanto nel loro insieme ma non nelle singole parti che le compongono. Ciò significa che in Giappone potranno vendersi formaggi chiamati “Grana”, “Romano Cheese” o “Cheese Padano” prodotti fuori dall’Italia e senza il rispetto delle norme a garanzia della qualità delle nostre Dop, senza che ciò determini più alcuna conseguenza sul piano legale.
Si aprirà così la strada a prodotti provenienti da tutto il mondo che potranno fregiarsi del marchio “Parmesan” o “Romano Cheese” in Giappone sfruttando la somiglianza dei noti marchi italiani senza che i loro titolari possano attivarsi per richiederne la protezione. Le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Poiché l’accordo, firmato dalla Commissione, deve essere ancora ratificato dal Parlamento Europeo, c’è da augurarsi che in sede di ratifica si provveda a ridefinire la tutela delle Dop italiane. Altrimenti le denominazioni di origine del nostro Paese saranno costrette a confrontarsi con un esercito di imitazioni, spesso spudorate, e molto più economiche, provenienti da tutto il mondo.