Il 20 dicembre 2017, la Corte d’appello di Stoccolma ha emesso un’importante pronuncia in un procedimento penale intentato contro alcuni truffatori che avevano inviato fatture ingannevoli a titolari di marchi europei, utilizzando una carta intestata che richiamava quella ufficiale dell’UAMI (nome precedente dell’EUIPO).
Come purtroppo molti titolari di marchi hanno avuto modo di constatare negli ultimi tempi, è in crescente espansione il fenomeno delle fatture ingannevoli, provenienti da parte di svariate società estere che, copiando i dati dei marchi pubblicati nelle banche dati ufficiali, richiedono arbitrariamente ai loro titolari il pagamento di cifre di denaro, imitando la carta intestata e persino gli stessi nomi dei vari organismi preposti alla registrazione ed alla tutela dei marchi, per confondere i destinatari delle comunicazioni ed ottenere così pagamenti indebiti.
Ebbene la Corte d’appello di Stoccolma nel caso in parola non soltanto ha stabilito che simili fattispecie costituiscono truffa aggravata, ma ha anche condannato i loro autori a pene detentive oltre che al risarcimento dei danni subiti dai destinatari delle fatture che avevano effettuato pagamenti non dovuti all’atto del ricevimento delle medesime.
Anche grazie alla fattiva collaborazione dell’EUIPO, che ha supportato attivamente il procuratore svedese durante l’inchiesta e ha rilasciato testimonianze dinanzi alla Corte d’appello, è stato dunque finalmente possibile raggiungere questo importante risultato, cui è auspicabile facciano seguito altre analoghe pronunce negli altri Stati Membri, Italia compresa, costretti a fronteggiare simili situazioni.