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MONDIALI DI CALCIO E PERSONAL BRAND

25 Giugno 2018

Quale migliore occasione dei mondiali di calcio in corso per lasciare la propria impronta all’interno del mondo del branding calcistico? Questo deve aver pensato il noto calciatore del Manchester United e della nazionale inglese Jesse Lingard,  quando ha provveduto a registrare come marchio nel Regno Unito il suo gesto tipico di esultanza in stile “gang”, caratterizzato dal proprio modo di portare le mani al volto e nascondere la faccia dietro le proprie iniziali.

Ebbene dunque non soltanto i marchi verbali, costituiti dal proprio nome o magari soprannome, ma anche il proprio modo tipico di celebrare i risultati sportivi, possono rappresentare ottime trovate per sfruttare al meglio i proventi delle performance dei campioni dello sport.

È noto come molti calciatori ed altri sportivi in genere siano abili a festeggiare in modo particolare i propri traguardi: si pensi ad esempio a Mo Farah con la “Mobot”, Usain Bolt con il “Lightning Bolt” e Gareth Bale con il suo “Undici di Cuori”.
Ed è proprio sul loro esempio che Lingard ha escogitato davvero un ottimo modo, efficace e remunerativo, per migliorare il proprio personal brand.

Così, dopo aver realizzato un gol da vero fuoriclasse nel match dei Mondiali di Russia 2018 tra Inghilterra e Panama, il centrocampista offensivo del Manchester United esultando in modo particolare, portando cioè le mani davanti al volto e mettendo in evidenza le sue iniziali, ha sostanzialmente manifestato e riprodotto, davanti ad un pubblico di vastissime dimensioni, il suo marchio registrato.

Nessun timore di  contraffazione di una tale esultanza, comunque, poiché il marchio in questione è stato registrato solo per i prodotti della classe 25 (abbigliamento, calzature, cappelleria)  e non copre la riproposizione della stessa modalità di celebrazione. Di fatto, se qualcun altro dovesse esultare come Lingard, chiaramente qualcuno che ha le sue stesse iniziali, potrà farlo senza problemi né rischi, ma i problemi sorgeranno  se qualcuno proverà a vendere magliette o altri prodotti di merchandising con l’immagine dell’esultanza di Lingard nel Regno Unito.

La scelta del calciatore inglese è arrivata in un momento commercialmente molto utile, dato che non esiste una piattaforma migliore della Coppa del mondo per lanciare o far crescere un marchio.  Questo esempio ci dimostra molto chiaramente quanto sia intelligente registrare i marchi in anticipo per ottenerne il massimo sfruttamento commerciale al momento propizio.

FOCUS EUIPO SU MARCHI E DESIGN: L’EVOLUZIONE DEGLI ULTIMI ANNI E L’AVANZATA CINESE

7 Giugno 2018

In una recente pubblicazione l’EUIPO (Ufficio Europeo della Proprietà Intellettuale) ha divulgato un interessante report sui risultati raggiunti in otto anni, nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2017, con le registrazioni  di marchi dell’Unione europea (EUTM) e di disegni comunitari registrati (RCD).

Entrambi i diritti di proprietà intellettuale hanno raggiunto tassi di crescita eccezionali nei depositi e nelle registrazioni, nonché nell’ambito di procedure associate quali opposizioni, cancellazioni / invalidità e rinnovi. Confrontando i volumi dei depositi del 2017 e del 2010, i depositi dell’EUTM sono aumentati del 48,8%, mentre i depositi di DCR sono aumentati del 33,8%. La Germania è al primo posto nella graduatoria delle classificazioni di origine, mentre la Cina è diventata uno dei principali attori, dimostrando incredibili tassi di crescita che hanno superato ampiamente gli altri Paesi negli ultimi otto anni.

Su quest’ultimo aspetto occorre riflettere: l’espansione economica della Cina è in stato parecchio avanzato. Negli scorsi dieci anni le imprese cinesi, pubbliche e private, hanno investito in Europa 318 miliardi di dollari in 678 operazioni completate o in via di completamento, molto più che negli Stati Uniti (85 in Italia per 31 miliardi di dollari). L’intelligenza artificiale è tra i comparti guida, insieme ad energie rinnovabili, robotica e auto elettriche, su cui Pechino punta per trasformare la nazione da manifattura del mondo a pioniere della tecnologia.

Se, dunque, fino a poco tempo fa, l’emergere della potenza economica di Pechino sollevava scarsa preoccupazione nel Vecchio Continente, messa in ombra dalla crescita del mercato interno della Cina e dalle opportunità che imprese e governi europei vedevano nel Paese asiatico, oggi il trend sembra decisamente invertito ed occorre, pertanto, mettere in atto strategie adeguate senza alcun indugio.

DIFETTO DI CAPACITA’ DISTINTIVA: NON SONO VALIDI MARCHI “TECAR” E “TECARTERAPIA”

14 Maggio 2018

Con una recente pronuncia (ord. n. 10300 del 27/04/2018) la Corte di Cassazione si è espressa in materia di difetto originario di capacità distintiva dei segni “Tecar” e “Tecarterapia”, che la società titolare dei corrispondenti marchi, registrati a livello nazionale e comunitario rispettivamente negli anni 2003 e 2007, aveva azionato per agire contro la presunta contraffazione dei segni suddetti da parte di una società concorrente.

In tutti i gradi di giudizio e con la finale conferma della Suprema Corte è stato stabilito che “TECAR” e “TECARTERAPIA” sono termini del linguaggio comune che tutti gli operatori possono utilizzare genericamente per riferirsi ai macchinari e alla relativa pratica fisioterapica.

La Corte ha infatti dichiarato la nullità dei suddetti marchi per difetto di capacità distintiva, in quanto termini già diffusi nel linguaggio scientifico, già al momento della presentazione della loro domanda di registrazione, dando così piena applicazione all’art. 13 c.p.i., lett. a) che ritiene privi di carattere distintivo i segni “che consistono esclusivamente in segni divenuti di uso comune nel linguaggio corrente o negli usi costanti del commercio“, diversamente dalla lett.b) della stessa disposizione che esclude il carattere distintivo dei segni “costituiti esclusivamente dalle denominazioni generiche di prodotti o servizi o da indicazioni descrittive che ad essi si riferiscono, come i segni che in commercio possono servire a designare la specie, la qualità, /a quantità, la destinazione, il valore, la provenienza geografica ovvero l’epoca di fabbricazione del prodotto o della prestazione del servizio, o altre caratteristiche del prodotto o del servizio“.

La capacità distintiva è dunque un requisito fondamentale per l’ottenimento della privativa e della tutela accordata ad un marchio registrato: l’assenza di tale requisito comporta una vera e propria inesistenza del marchio che, in tal caso, non può in alcun modo essere considerato segno identificativo di qualcosa.

ULTIMI GIORNI PER LA CANDIDATURA AI DESIGNEUROPA AWARDS 2018

7 Maggio 2018

Come già illustrato su questo sito, il 15 novembre 2017, con l’apertura della fase di presentazione delle candidature e delle nomine, hanno preso il via i premi DesignEuropa, giunti alla loro seconda edizione, nati ed organizzati dall’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) per celebrare l’eccellenza del design in Europa.

Dalla creazione del disegno o modello comunitario registrato (DMC) nel 2003 sino ad oggi, l’EUIPO ha ricevuto quasi un milione di disegni e modelli. Con i premi DesignEuropa l’EUIPO intende dunque offrire un riconoscimento ulteriore e prestigioso a designer ed imprese che abbiano introdotto sul mercato i loro disegni o modelli con l’importante strumento di tutela del disegno o modello comunitario registrato (DMC).

Le candidature possono essere presentate da qualsiasi persona fisica o giuridica o istituzione che sia titolare di un valido DMC sino al 15 maggio 2018 e le tipologie dei premi sono molteplici: il premio all’industria, il premio alle imprese piccole ed emergenti, il premio alla carriera.

I premi sono assegnati ogni due anni. La cerimonia di premiazione si terrà a Varsavia il 27 novembre 2018.

Informazioni complete su come candidarsi, categorie, regolamento del concorso e giuria, sono disponibili sul sito del concorso DesignEuropa https://euipo.europa.eu/ohimportal/it/dea-home

Una ragione in più per proteggere disegni e modelli nell’Unione Europea.

ITALIA PRIMA IN EUROPA PER BREVETTI CONCESSI NEL 2017

5 Aprile 2018

Ebbene sì, l’Italia ha battuto la concorrenza degli altri Paesi UE per tasso di concessione dei brevetti nel 2017!

L’EPO (l’Autorità europea per i brevetti) ha recentemente pubblicato il consueto report annuale nel quale sintetizza i principali risultati ottenuti in Europa nella protezione della proprietà industriale, rendendo noti una serie di dati sulle domande di brevetto presentate nel 2017 da aziende e inventori di tutti i Paesi Ue.

È emerso che le domande italiane sono aumentate del 4,3% l’anno scorso (sul 2016), passando da 4.172 a 4.352. Molto più della media dei 28 Paesi, che si è fermata ad un  +2,6%.

Sebbene ancora il nostro Paese presenti meno domande dei principali partners UE (le domande italiane sono infatti appena il 3%, le olandesi il 4%, quelle francesi il 6% e le tedesche addirittura il 15% del totale depositato), comunque, dopo la fase di esame, che può durare sino a 3/4 anni, più di 6 richieste italiane su 10 diventano brevetti.

Il nostro rapporto di concessione sul totale delle domande depositate negli ultimi 5 anni è infatti di quasi il 65%. Gli altri Paesi invece si arrestano sotto la soglia del 60 per cento. In Germania, in particolare, il rapporto di concessione si ferma al 59,4%, in Francia è al 56,5%, nel Regno Unito scende sino al 45,5% e nei Paesi Bassi dove meno di 1 domanda su 4 si trasforma in brevetto (39,8%).

Il potenziale di creatività e capacità innovativa del nostro Paese è quindi ancora molto elevato, siamo ancora un popolo di inventori, anche se tuttora molto prudenti o comunque poco incentivati su questo tipo di investimento. Persiste purtroppo ancora una sottovalutazione delle potenzialità legate ad un brevetto ed inoltre i costi della brevettazione possono essere disincentivanti, specie per il singolo inventore o per le Pmi che rappresentano il comparto industriale del nostro Paese.

Se i brevetti possono rappresentare la volontà di innovarsi di un Paese, questi risultati incoraggianti dimostrano che l’Italia ha voglia di ripartire ed in un certo senso nell’ambito della ricerca lo ha già fatto, credendo nel suo spirito creativo ed innovativo. La strada intrapresa è dunque quella giusta, ma c’è ancora molto da migliorare.

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